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I chengyu rappresentano una delle espressioni più profonde dell'antica Cina. Sebbene queste locuzioni idiomatiche, spesso formate da soli quattro caratteri, siano entrate nei secoli nella parlata comune, esse sono in realtà il frutto della grande tradizione storica, filosofica o letteraria. Come sottolinea l'autore, non sempre - anzi, molto raramente - il senso del chengyu è strettamente collegato al significato dei suoi termini. In altre parole, «la somma della traduzione letterale dei componenti non trasmette quasi mai direttamente e interamente il significato di cui l'espressione è in realtà portatrice». Ne può essere un esempio «huà long diàn jing», la cui traduzione letterale suonerebbe «dipingere draghi e tratteggiarne le pupille», ma che intende invece indicare l'aggiunta di un tocco finale (una parola, una frase) che dia eleganza a un discorso, il tocco da maestro, insomma. Questo lavoro offre al lettore una scheda esaustiva dei chengyu qui antologizzati, affiancando al testo e ai suoi significati anche l'identificazione delle fonti, nonché il passo che ha dato origine all'aforisma, presentandolo ove possibile nella sua completezza, in modo da poter ricostruire la storia della locuzione attraverso il testo che l'ha generata.